Ancora un altro articolo tratto dal caro blog di Bordermind , frutto dell'esperienza con Biagio Giurato .
La salute? E’ come andare in bicicletta!
Rendere chiaro un concetto spesso necessita esempi pratici ed in un certo senso, commestibili.
Penso ad esempio, quando per tra amici si chiede di parlare potabile, come se qualcuno avesse un bisognoquasi ancestrale di coltivare chiarezza e fluidità d’intenti, capaci di arrivare dritti al cuore degli altri.L’etimologia è una disciplina che ci insegna tanto in merito, e quando la tua formazione scolastica non è di tipo classico corri il rischio di perdere un vero e proprio patrimonio linguistico e culturale, indispensabile per la propria identità e per le proprie radici. Di conseguenza, l’atteggiamento sarà curioso, rispettoso, e pronto a dare nuovo significato alla parola, porta di accesso per ogni cosa.
Professionalmente comincio a cimentarmi nel mestiere di terapeuta impegnandomi a divulgare un concetto fondamentale che è quello di salute. Ed è proprio l’etimologia latina “sàlus” dal verbo salùtem a soccorrere ogni forma di deviazione del concetto. Il termine salute infatti, significa “che viene dalla stessa radice”, ossia quel principio e quell’origine da illuminare in maniera radiosa e autentica come il verbo latino “radius” ci suggerisce. Perché avremo bisogno di quella radiosità intensa ed autentica che parte da quel personale mondo interno da contattare con la stessa curiosità messa in atto verso l’etimologia delle parole.
Una radiosità che parte dal centro paragonabile al raggio della ruota della bicicletta.
Già, perché pensando ai raggi vengono subito in mente quelli.
E’ l’immagine che mi viene in mente se penso ad un percorso da effettuare con le proprie forze e con i propri mezzi. E’ la prima immagine che viene in mente pensando agli inciampi del proprio percorso di crescita, come quando da bambini si impara a pedalare autonomamente.
Ecco, immaginatevi sulla vostra bicicletta con le rotelle: colori neutri, design classici o supereroi in adesivo. Avete il supporto di un adulto che oltre a seguirvi prova a mascherare la paura che vi succeda qualcosa. Bene, state prendendo la mano (o meglio, la gamba), e le falcate sono sempre più consistenti. L’adulto non riesce a starvi dietro ed ha ancora più paura di prima. Riuscite a stare in equilibrio e vi hanno tolto una rotella dal vostro lato debole. Siete sempre più autonomi e veloci.
Crescete, siete capaci. E pronti per la mountain bike.
E la salute di inizio articolo dov’è finita? Si è incastrata tra i raggi? Bene.
Avete presente quei momenti dove ci sentiamo stanchi, sofferenti, bisognosi di rotelle a cui appoggiarsi? Sono momenti fisiologici in cui abbiamo paura, come l’adulto che ci incoraggiava a pedalare. Pedalare con le rotelle ha il suo tempo. Anche da adulti quando ci rifugiamo in dipendenze di ogni genere o caramelline magiche e apparentemente capaci di cancellare ogni tipo di problema esistenziale. Non è questa la strada da percorrere con la nostra bicicletta perché il percorso radioso ed autentico verso il proprio mondo interno non conosce scorciatoie né sostanze dopanti.
L’immagine da scegliere è quella di un adulto capace di fare a meno delle rotelle, capace di abitare le mancanze ed il vuoto senza necessariamente riempirlo di qualcosa.
Perché la mancanza genera il desiderio.
Perché l’immagine ci permette, attraverso l’immaginazione, di dare vita al mago che è in noi.






